La fola dal sarpantaz

La leggenda narra di un drago che dimorava nelle acque del lago di Nambino, poco sopra Madonna di Campiglio. Se ne stava per mesi e mesi a riposare sul fondo del lago, nutrendosi dei pesci e delle alghe che riusciva a trovare nelle sue profondità. Solo di tanto in tanto emergeva dall’acqua e, dopo essersi accertato che nessuno fosse nei paraggi, usciva a brucare l’erba dei prati intorno.

Un giorno, però, accadde l’inaspettato! In un colpo solo, divorò un paio di pecore, un vitello e persino il pastore. La notizia, così come la paura, si diffuse rapidamente in tutta Ia Rendena.

Nessuno ebbe il coraggio di affrontare il drago, tranne due cacciatori della Val di Sole che, naturalmente dietro la promessa di una ricca ricompensa, accettarono la sfida. I due cacciatori raggiunsero le rive del lago dove trovarono l’enorme biscione verdastro, acciambellato su un lastrone di pietra, col muso nascosto tra le due zampe anteriori.

A quel punto uno dei due imbracciò il fucile, prese la mira con cura e sparò, colpendo a morte la bestia. Tra le poderose zampe posteriori, venne ritrovato un grosso uovo di drago, anzi, di draghessa!

Fu chiaro quindi a tutti che il drago aveva probabilmente assalito il pastore e gli animali solo per difendere il proprio uovo.

Dopo qualche settimana venne celebrata una grande festa nella chiesa della Madonna di Campiglio: i cacciatori ritirarono il premio che gli era stato promesso, mentre l’uovo ritrovato venne appeso alla parete della chiesa assieme alla pelle del basilisco, come ringraziamento per esser stati liberati dalla presenza pericolosa del drago.